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terça-feira, 7 de setembro de 2010

BUSTO BALBINO





Decimo Celio Calvino Balbino

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Balbino





Busto di Balbino



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Imperatore romano

Regno 22 aprile 238 – 29 luglio 238

assieme a Pupieno

Predecessore Massimino Trace

Gordiano I e Gordiano II

Successore Gordiano III



Nome completo Decimus Caelius Calvinus Balbinus

Nascita 165 circa

Morte Roma, 29 luglio 238

Decimo Celio Calvino Balbino (latino: Decimus Caelius Calvinus Balbinus; 165 circa – 29 luglio 238) è stato un imperatore romano, in carica dall'aprile al luglio del 238, assieme al collega Pupieno.




Origini e carriera [modifica]

Non sono note molte informazioni su Balbino riguardo al periodo antecedente l'ascesa al trono imperiale. È stato ipotizzato discendesse da Publio Celio Balbino Vibullo Pio, console ordinario per l'anno 137. Patrizio di nascita, fu il figlio, naturale o adottato, di Celio Calvino, legato in Cappadocia nel 184.



Secondo Erodiano, Balbino era stato un governatore di province, ma la lista delle sette province contenuta nella Historia Augusta, così come il proconsolato d'Asia e d'Africa riferiti dalla stessa fonte, è probabilmente un falso.



Fu console per due volte: il primo incarico fu di console suffetto, probabilmente intorno al 203; il secondo fu il consolato ordinario con Caracalla nel 213, che rende plausibile il godimento da parte di Balbino del favore dell'imperatore.



Regno [modifica]

Quando Gordiano I e Gordiano II vennero proclamati imperatori in Africa, il Senato romano nominò una commissione di venti uomini,[1] incluso Balbino, per coordinare le azioni contro l'imperatore in carica Massimino il Trace. Giunta la notizia della sconfitta e morte dei Gordiani per mano di un governatore fedele a Massimino, il Senato elesse Balbino e Marco Clodio Pupieno Massimo imperatori.[2] I senatori, riuniti nel Tempio di Giove Capitolino, vennero assaliti dalla folla, che richiedeva l'elezione al trono di un parente dei Gordiani; dopo aver tentato inutilmente di lasciare il tempio con una scorta armata, i due imperatori elevarono al rango di cesare il giovane Gordiano III, nipote di Gordiano I.[3]



All'epoca Balbino aveva circa settant'anni: l'essere un senatore anziano, ricco e con le giuste conoscenze gli liberò la strada per il soglio imperiale. Mentre Pupieno si mise in marcia verso Ravenna per andare incontro a Massimino che veniva da nord, Balbino rimase a Roma.[4] Qui la situazione si fece molto difficile quando due soldati vennero uccisi nel Senato: nacque così un contrasto tra l'esercito e il partito dei Gordiani, che manovrava la plebe, che crebbe di intensità fino a causare un incendio che consumò metà della città.[5]



Ritratto di Balbino da una monetaLe fonti affermano che, dopo il suo ritorno dalla vittoriosa campagna contro Massimino, Pupieno iniziò a sospettare che Balbino si volesse sbarazzare di lui, e poco dopo iniziarono a vivere in parti differenti del palazzo imperiale. La Guardia pretoriana era insoddisfatta dei due senatori, di estrazione e nomina senatoriale; i pretoriani temevano inoltre di essere sciolti e sostituiti dalla guardia germanica di Pupieno: decisero allora di attaccare il palazzo e rovesciare gli imperatori. Pupieno cercò di convincere Balbino di ricorrere alla guardia germanica, ma Balbino, diffidente, rifiutò, sospettando un tranello; ne seguì un violento alterco, interrotto solo dall'arrivo dei pretoriani, che portarono i due imperatori al proprio campo e li uccisero, proclamando Gordiano III augusto.[6]



Sarcofago di Balbino [modifica]

Il sarcofago di Balbino è un esemplare praticamente unico di sarcofago imperiale di questo periodo. Durante il suo regno, Balbino fece costruire questo sarcofago di marmo per sé e per la moglie, il cui nome è sconosciuto. Venne scoperto in pezzi nei pressi della Via Appia e restaurato.

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